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(Italiano) Armida. Rossini. Pesaro



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Rossini Opera Festival, Pesaro. Teatro Rossini, 16 agosto 2014

Luca Ronconi torna dopo più di vent’anni a firmare la regia di Armida, capolavoro rossiniano del periodo napoletano, un allestimento impregnato di un’atmosfera da favola in cui i guerrieri crociati dalle armi scintillanti, illuminate costantemente da piatte luci giallastre che ricordano i colori mediorientali, si identificano fin dall’inizio con una serie di pupi siciliani di varie dimensioni, appesi a due pannelli mobili, con i quali i protagonisti in carne o ossa a tratti suggestivamente si mescolano e si confondono. Proprio il movimento di questi pannelli, di altri configurati come rocce e dei fondali ingenera il rapido mutamento degli ambienti: un oscuro grigio verde domina l’orrida selva piena di diavoli pipillestriformi, un oro brillante caratterizza, invece, il carro di Armida e si diffonde pian piano ovunque man mano che fanno la loro comparsa le Ninfe. Belli e di ottima confezione i costumi di Giovanna Buzzi (notevole quello della protagonista dotato di lunghe piume dal colore cangiante che si inseriscono all’interno della gonna) i quali contribuiscono non poco a dare quel tocco di indiscutibile eleganza che caratterizza l’intero allestimento, un’eleganza che rischia però di rimanere solo formale a causa di una regia che non sempre si mostra in grado di  render nel concreto quel senso di spettacolaritàrichiesto dall’opera stessa e che qui pare, invece, un po’ latente. Attrattive, ma altresì un poco confuse, le coreografie pensate da Michele Abbondanza.

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Luci e ombre anche per la parte musicale e vocale. In buca Carlo Rizzi stacca tempi molto precisi, ma la sua direzione risulta a tratti un po’ impersonale, non particolarmente propensa a sottolineare colori e dinamiche della partitura.

Nei panni della maga Carmen Romeu, seppur tecnicamente capace e dotata di un timbro di voce davvero piacevole, affronta un ruolo un po’ impervio per la sua estensione vocale, tale da crearle non poche difficoltàsoprattutto negli acuti che risultano forzati; la sua Armida appare comunque scenicamente elegante e sensuale. In campo maschile Randall Bills è un Goffredo dal portamento ben poco regale e un Ubaldo un po’ inconsistente, la voce è sottile e dal volume ridotto tanto da renderlo scarsamente udibile durante il famoso terzetto dei tenori. Volume maggiore ma qualche forzatura di troppo, invece, per i Gernando e Carlo di Dmitry Korchak; voce nasale e non piacevolissima per l’Eustazio di Vassilis Kavayas. Su tutti si impone il Rinaldo di Antonino Siragusa fluido nell’emissione, sicuro nelle agilità, preciso sia nel registro grave sia in quello acuto senza forzature di sorta. Calda e brunita la voce di Carlo Lepore che ben veste i panni di Idraote e Astarotte. Con loro il Coro del Comunale di Bologna apparso leggermente sotto tono.

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Goffredo e Ubaldo      RANDALL BILLS 

Rinaldo              ANTONINO SIRAGUSA

Idraote e Astarotte      CARLO LEPORE

Armida               CARMEN ROMEU

Gernando e Carlo      DMITRY KORCHAK

Eustazio             VASSILIS KAVAYAS

 

Ensemble di danza      COMPAGNIA ABBONDANZA/BERTONI

Direttore               CARLO RIZZI

Maestro del Coro        ANDREA FAIDUTTI

Regia                  LUCA RONCONI

Regista collaboratore      UGO TESSITORE

Scene                 MARGHERITA PALLI

Costumi                GIOVANNA BUZZI

Coreografie             MICHELE ABBONDANZA

Coreografa collaboratrice  ANTONELLA BERTONI

Progetto luci           A.J. WEISSBARD

Collaboratrice alle luci     PAMELA CANTATORE

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

 

Simone Manfredini

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